Il sole è uno dei protagonisti dei ricordi dei rhodesli, fa da sfondo e illumina i loro racconti.
Con la discriminazione, la persecuzione e infine la deportazione ad opera di fascisti e nazisti, un’ombra cupa si abbatte sulla comunità ebraica di Rodi e Coo (Kos).
Da qui il concetto di eclissi, metafora di una presenza ebraica cancellata in poche ore ma che, a differenza di altre comunità, sopravvive altrove, dentro e fuori Rodi, oltre la Shoah, nelle tradizioni e nella memoria di una comunità oggi distribuita in diversi Paesi del mondo.
Il progetto è disegnato proprio su questo carattere diffuso: negli istituti coinvolti, nel tentativo di travalicare i confini linguistici e di aprire un canale diretto con i discendenti e con chiunque possa contribuire con documenti e ricordi a una ricerca tutt’altro che conclusa.
Attraverso un’installazione fisica e il portale digitale, entrambi interamente accessibili in lingua italiana e inglese, il progetto mira a una rappresentazione visiva, declinata in linguaggi diversi, dei risultati della pluriennale ricerca della Fondazione CDEC su fonti edite e inedite: documenti, fotografie, audiovisivi, memorialistica provenienti dall’archivio storico della Fondazione e dai più importanti archivi nazionali e internazionali.
L’obiettivo è quello di ricostruire l’identità di ciascuno dei 1.817 deportati, restituendo a ognuno di loro il nome, la data e il luogo di nascita, il nome del padre e della madre.
Nell’installazione temporanea, aperta a Milano dal 10 maggio al 2 settembre 2024, tale operazione viene simbolicamente affidata anche ai visitatori chiamati a completare una storia e una memoria altrimenti sfumate nei contorni e nella rilevanza che esse hanno nel nostro presente.
Dentro e fuori lo spazio fisico dell’installazione, il portale digitale offre strumenti e contenuti per approfondire questa vicenda da diversi angoli prospettici.