La Fondazione CDEC è felice di ospitare e sostenere il progetto Mapping Roots, Charting Routes a cura di Piera Rossetto che offre una visualizzazione digitale delle tratte migratorie di cittadini ebrei provenienti da Egitto, Iran, Libano, Libia e Siria, e stabilitisi a Milano tra gli anni Quaranta e Settanta del Novecento.
Migrazioni ebraiche dal Nord Africa e dal Medio Oriente a Milano (1940-1970)
un progetto di Piera Rossetto
Accedi alla visualizzazione digitale
Durante la seconda metà del Ventesimo secolo, la presenza ebraica nelle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa si è ridotta in maniera drammatica da eventi che hanno destabilizzato l’intera area. Questo rappresenta un fenomeno complesso che abbraccia il tempo e lo spazio che non può essere completamente incapsulato da un singolo termine.
Nel progetto di ricerca Europe’s (In)Visible Jewish Migrants, ho iniziato a indagare su come anche l’Italia sia diventata patria di una composita popolazione ebraica proveniente dal Nord Africa e Medio Oriente. Pur rappresentando un caso marginale rispetto ad altre destinazioni come Israele, Francia o Canada, le ondate migratorie che hanno raggiunto l’Italia, hanno profondamente trasformato la sua popolazione ebraica, soprattutto, ma non solo, in termini demografici.
La visualizzazione digitale Mapping Roots, Charting Routes riguarda il caso specifico di Milano e si basa su 108 interviste condotte dalla Fondazione CDEC – Progetto Edoth (2011-2019) con ebrei provenienti da Egitto, Iran, Libano, Libia e Siria, e stabilitisi in città tra gli anni Quaranta e Settanta del Novecento. Il corpus comprende 48 donne e 60 uomini.
Mapping Roots, Charting Routes è navigabile impostando diversi filtri: genere, comunità di origine, documenti di identità, anno di insediamento a Milano, luogo e causa della partenza. La mappa generale evidenzia il viaggio di insediamento a Milano dal paese di origine. Cliccando sulla traiettoria individuale, le linee tratteggiate mostrano le tappe intermedie e si apre un ritratto individuale.
Il ritratto individuale comprende, oltre ai dati anagrafici anonimi del viaggiatore, i paesi di origine dei familiari, i documenti di identità in loro possesso, le lingue parlate nell’ambito familiare, l’attività professionale e la causa della partenza. In uno sviluppo futuro del progetto, ulteriori informazioni verranno aggiunte in questa sezione.
La mappa è accompagnata da una serie di grafici e tabelle che elaborano le informazioni in forma aggregata: secondo la comunità di origine, cioè il paese di origine. Ad esempio, i grafici mostrano la correlazione tra l’identità personale rivendicata dall’intervistato con i documenti di identità posseduti dalla sua famiglia.
Attraverso questo campione di interviste, la visualizzazione digitale Mapping Roots, Charting Routes tenta di rappresentare la complessità di questo fenomeno migratorio prestando attenzione alla particolarità di ogni viaggio. È un tentativo di rappresentare il “tutto” e il “frammento” nello sforzo di avvicinarsi al senso che le persone danno – e hanno dato – al loro viaggio come individui ma anche come parte di una collettività più ampia.
In un certo senso, questo è uno dei modi in cui si possono comprendere le digital humanities: mantenere al centro l’esperienza umana mentre si sperimentano tecnologie informatiche per elaborare, visualizzare e connettere i dati di quella stessa esperienza umana.
«Desidero ringraziare la Fondazione CDEC e il suo meraviglioso staff per avermi fornito materiali d’archivio inestimabili e instancabile supporto. Ringrazio la Dott.ssa Sara Radice per aver curato User experience & interface design e il Dott. Fabio Sturaro per il Software design & development. Il progetto è stato finanziato dalla FWF (Austrian Science Fund- Grant T1024-G28) e si è svolto presso il Center for Jewish Studies dell’Università di Graz». – Piera Rossetto
Qui di seguito l’articolo di Piera Rossetto sull’invisibilità delle migrazioni dal Medio Oriente e Nord Africa a Milano, pubblicato sulla rivista Jewish Culture and History.
Mind the map: charting unexplored territories of in-visible migrations from North Africa and the Middle East to Italy
ABSTRACT: Visibility and invisibility represent crucial categories of analysis in migration studies. However, the multiple manifestations of in-visibility can make it difficult to precisely define them. This article suggests reconsidering these categories not so much in terms of ‘what they are’ but rather ‘when they occur’. By encompassing the macro-, meso-, and micro-levels of social interaction and analysis, in-visibility proves to be a viable category to explore the case of Middle Eastern and North African Jewish migrations to Milan, Italy – an area that still remains ‘uncharted territory’ for scholars of Sephardi and Mizrahi studies.