“…ma poi, che cos’é un nome?”

 

Palazzo La Triennale
23 ottobre – 18 novembre 2018
Orario: martedì – domenica, 10.00-20.30

Inaugurazione, martedì 23 ottobre ore 18.30

In occasione dell’80° anniversario dell’emanazione delle Leggi antiebraiche, nell’ambito delle iniziative di Milano è Memoria – Gabinetto del Sindaco del Comune di Milano, la Fondazione CDEC insieme all’Università degli Studi di Milano, alla Cittadella degli Archivi di Milano e alla Fondazione Memoriale della Shoah di Milano presentano una mostra dedicata al censimento degli ebrei a Milano nel 1938.

Il censimento del 22 agosto 1938 fu il primo atto razzista e discriminatorio, formale e su scala nazionale, compiuto dal regime fascista nei confronti degli ebrei.
Per la prima volta gli ebrei furono censiti separatamente dal resto della popolazione e, per la prima volta, furono censiti non come appartenenti a una religione bensì come appartenenti a una “razza”.

Per decenni si è ritenuto che l’intero archivio del censimento di Milano fosse andato perduto.
Rinvenute sorprendentemente nei depositi del Comune nel 2007 e trasferite alla Cittadella degli Archivi nel 2013, le carte del censimento negli ultimi tre anni sono state oggetto di un accurato lavoro di ricerca condotto dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano con la consulenza della Fondazione CDEC. Grazie a essa oggi conosciamo finalmente non solo l’esatto numero delle persone censite, ma anche i loro nomi e frammenti delle loro “storie”, sia precedenti che successive al 1938.

Con la mostra “…ma poi, che cos’è un nome?” queste ritrovate identità vengono presentate al pubblico, in uno dei luoghi più significativi della cultura milanese, nazionale e internazionale.

IL CENSIMENTO E LA MOSTRA

Il censimento degli ebrei del 22 agosto 1938 non fu solo una mera conta.
Il censimento fu e intervenne nella vita degli ebrei come un fendente, rappresentò una cesura netta, nella vita delle singole persone come anche nella storia del Regno d’Italia fino a quel momento.
Il censimento del 1938 va letto anche come l’atto preliminare e premonitore della più vasta e profonda azione di censura intrapresa pochi mesi dopo dal regime fascista con i Provvedimenti per la difesa della razza (RDL 17 novembre 1938, n. 1728). Con essi il fascismo mise al bando gli ebrei dalla vita pubblica del Paese: impose il loro allontanamento dai posti di lavoro, dalle scuole, da qualsiasi ente, associazione o circolo, pubblico o privato, culturale o ricreativo; impose l’annullamento di ogni diritto acquisito fino alla cancellazione delle identità – come interpretare altrimenti l’eliminazione dei nomi degli autori ebrei dai libri, dalle rappresentazioni teatrali e da qualsiasi forma di manifestazione pubblica?

Per la rappresentazione di un evento tanto significativo quanto complesso è stato scelto un registro narrativo nuovo per questo tema, in cui le storie dei singoli, sotto forma di micro-illustrazioni biografiche, sono presentate in una visione d’insieme di forte impatto emotivo.

Il 1938, il censimento degli ebrei, le leggi razziste sono un momento del passato che si è incuneato nella storia dell’Italia e degli italiani e, proprio come un cuneo, non può essere ignorato né dimenticato. Anche per questo la mostra prende corpo nel locale ampio e libero dell’atrio della Triennale come un elemento visivamente dirompente: mira a riprodurre contemporaneamente l’atto (e l’effetto) della separazione – della cesura, appunto – provocata dal censimento del 1938, e la burocratica, banale indifferenza di chi concretamente la mise in atto.

L’allestimento, progettato da Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis dello Studio Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati; la rappresentazione delle persone, con le informazioni minuziosamente raccolte dalla burocrazia del tempo e tradotte, in una originale narrazione visuale, da Giorgia Lupi e dallo studio Accurat di Milano; la geografia stessa della Milano del 1938 ripercorribile strada per strada grazie alle tecnologie digitali e all’esperienza dell’Unità SIT Centrale e Toponomastica del Comune di Milano: tutti questi elementi interagiscono come opera organica e scultorea, volta a condurre il visitatore verso un’esperienza sia emotiva sia conoscitiva, sollecitando una riflessione anche sul tempo presente e sulle ferite profonde che, sempre, teorie e politiche razziste provocano nelle nostre società.

Curatori

Laura Brazzo (Fondazione CDEC)
Emanuele Edallo (Dipartimento di Studi Storici – Università degli Studi di Milano)
Daniela Scala (Fondazione CDEC)

Comitato scientifico

Liliana Segre, testimone della Shoah e senatrice a vita della Repubblica Italiana (Presidente onorario)
Francesco Alberoni, sociologo
Benedetto Luigi Compagnoni, Segretario Regionale del MIBAC per la Lombardia
Marco Cuzzi, docente storia contemporanea, Dipartimento di Studi Storici Università degli Studi di Milano
Philippe Daverio, critico e storico dell’arte
Antonino De Francesco, direttore Dipartimento di Studi Storici Università degli Studi di Milano
Rony Hamaui, storico della Comunità ebraica di Milano
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC
Francesco Martelli, direttore Cittadella degli Archivi di Milano
Enrico Mentana, giornalista
Liliana Picciotto, storica della Shoah, Fondazione CDEC
Annalisa Rossi, direttore della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia
Michele Sarfatti, storico della Shoah, Fondazione CDEC
Stefano Twardzik, docente archivistica, Dipartimento di Studi Storici Università degli Studi di Milano