La mattina di domenica 30 gennaio 1944, oltre 600 cittadini ebrei, tra cui Liliana Segre e la sua famiglia, venivano condotti nei sotterranei della Stazione Centrale di Milano. Lì, sul binario adibito alla partenza dei carri postali, vennero spinti dentro una lunga fila di vagoni-bestiame per essere deportati al campo di Auschwitz. Erano donne, uomini, bambini e anziani, italiani e stranieri; e quasi tutti morirono, ad Auschwitz.
Una essenziale ma intensa esposizione di documenti provenienti dall’Archivio storico della Fondazione CDEC ricorda quest’anno l’80° anniversario di quella partenza senza ritorno.
I documenti che abbiamo scelto e che riguardano alcune delle persone che partirono con quel trasporto del 30 gennaio 1944, sono come dei “frammenti“; come dei fermo-immagine sulle vite che le leggi antiebraiche prima, gli arresti e le deportazioni poi, hanno letteralmente “fermato” per sempre.
L’essenzialità, il minimalismo dell’allestimento è teso a lasciare al visitatore lo spazio e il tempo per una intima riflessione sui dettagli, sulle singole parole, sui quotidiani gesti e immagini che la persecuzione razziale stravolse fino a renderli paradossali talvolta, drammatici sempre e comunque.
L’esposizione, che fa luce sui momenti che precedettero la deportazione, è allestita all’ingresso del Memoriale, in prossimità del muro dell’indifferenza, e si offre al visitatore come una premessa documentata del “percorso” che storicamente condusse migliaia di ebrei italiani ad Auschwitz. Alcuni di questi li ritroviamo fra i documenti in mostra, come sul muro dei nomi che conclude il percorso di visita del Memoriale.
L’esposizione “FRAMMENTI. 30 gennaio 1944: Milano – Auschwitz.
E le parole di chi è tornato” è curata dalla Fondazione CDEC per il Memoriale della Shoah, ed è visitabile negli spazi del Memoriale a partire da martedì 23 gennaio fino al 18 febbraio.
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sul destino della famiglia Rosenholz.

16 settembre 1938.
