“Wir sind so weit…” Il manoscritto originale di Menachem M. Selinger

Il manoscritto originale di Menachem M. Selinger

«Wir sind so weit… è un’opera straordinaria. Subito dopo aver iniziato la lettura delle prime pagine, si ha immediatamente coscienza di trovarsi di fronte a un lavoro paragonabile a Sepolti a Varsavia, di Emanuel Ringelblum, o al Diario (1939-1942), di Adam Czerniaków». Così scrive Marcello Pezzetti, studioso della Shoah, nell’introduzione al libro di Menachem M. Selinger che racconta la storia di una famiglia ebraica nell’Europa nazista dal 1939 al 1945.

A inizio marzo, la Fondazione CDEC ha raccolto la donazione del manoscritto originale in tedesco del libro di Selinger, scritto a macchina subito dopo la guerra. Il libro, conservato negli anni dalle figlie e dai nipoti dell’autore, è stato tradotto e pubblicato in Italiano (2013) e in inglese (2020) da Il Faggio editore. Si tratta di un importante documento per le numerose e dettagliate informazioni sui ghetti di Bochnia e Cracovia, oltre che sulle vie di fuga dalla Polonia verso l’Ungheria attraverso la Slovacchia ed è stato usato come fonte da diversi studiosi internazionali. La pubblicazione del testo di Selinger, in Italiano, ma ancor più in inglese, ha inoltre permesso a diverse persone di scoprire informazioni sui propri famigliari durante la guerra.

Per la Fondazione CDEC si tratta di un’acquisizione importante che dona rilievo al nostro istituto come riferimento per gli studi sulla Shoah non solo in Italia, ma anche in Europa.

Insieme alle carte originali del manoscritto – che includono le bozze e la stesura finale del testo – la Fondazione CDEC ha anche acquisito altri documenti originali della famiglia Selinger, tra cui lettere e fotografie di cui qui di seguito pubblichiamo un’anteprima.

«‘Wir sind so weit… Un bacio a voi tutti, Hania’.
Queste parole scritte su di una cartolina, ultima testimonianza di vita di mia sorella, ci raggiunsero a Cracovia il 24 luglio del 1942. Circa duemila ebrei, uomini, donne, anziani
e bambini, sorvegliati dalle guardie tedesche e polacche,
erano stati costretti ad abbandonare il ghetto di Se ̨dziszów
e a percorrere la lunga strada che portava alla stazione ferroviaria. Ciascuno con il suo fagotto e lo stretto indispensabile. Nei loro sguardi il terrore degli ultimi
giorni e l’incognita del futuro. ‘Dove ci portano?’
»

Tanja Beilin, nipote dell’autore e Ruth Selinger, figlia dell’autore alla presentazione del libro nel 2013

«Insieme ai miei famigliari ho deciso di donare il libro di mio nonno all’archivio del Cdec. Oltre al manoscritto definitivo fanno parte della donazione diverse stesure precedenti e molti documenti e fotografie. Fino al 2016 Tutto questo materiale era custodito a Milano a casa dia mia mamma, Ruth Selinger Beilin, dopodiché a casa nostra. Sono molto soddisfatta e contenta che ora questo materiale sia entrato a far parte dell’archivio del CDEC presso il Memoriale della Shoah dove han trovato posto nella bellissima biblioteca anche le edizioni tradotte e arricchite in italiano e inglese del diario di mio nonno. Spero restino così “per sempre” a disposizione e utili per coloro che vorranno consultarle, a riparo del logorio del tempo e di eventuali spostamenti da un’abitazione all’altra. Ringrazio di cuore Laura Brazzo, La mia Bianca e tutto il CDEC per  il sostegno e la disponibilità». Tanja Beilin, nipote dell’autore e donatrice del fondo.

L’autore: Menachem Mendel Selinger nasce il 21 novembre 1897 a Tarnów (Galizia), a quel tempo città dell’impero austro-ungarico, poco distante da Cracovia. Durante il servizio militare, conosce a Bochnia Taube Engelstein. Dopo pochi mesi la sposa e con lei si trasferisce in Germania, a Lipsia. Nella città tedesca lavora come pellicciaio e lì nascono le sue due figlie, Bianca e Ruth. Nel 1933, dopo l’ascesa di Hitler al potere, Selinger ritorna insieme alla famiglia in Polonia, a Cracovia, con l’intenzione di organizzarsi per emigrare in Sud Africa. Le circostanze gli impediscono di realizzare i suoi piani, costringendolo a rimanere in Polonia, dove viene travolto dai tragici eventi della Seconda guerra mondiale. Dopo la guerra si stabilisce a Bruxelles, dove muore il 16 febbraio 1953.

“Caro Signor Selinger,
Ho incontrato sua moglie e mi ha detto che Lei vorrebbe sapere come, quando e dove è morta sua madre. Allora, dal 17 al 27 maggio dello scorso anno si trovava a Montelupi; insieme a lei era stata arrestata la signora di [… illeggibile] e si trovavano insieme nella stessa cella, cioè la cella di trasferimento, nei sotterranei del convento. Durante il bagno che avevamo potuto fare insieme, ho aiutato sua madre a lavarsi e a camminare perché le avevano requisito il bastone, dopodiché l’hanno rinchiusa in una cella di trasferimento dove è rimasta fino al 27 luglio dello scorso anno. Ho visto sua madre per l’ultima volta il 27 luglio fra le ore 11 e le 12; alle due di pomeriggio ci hanno portati a Ravensbrück, mentre loro – così ci hanno raccontato – sono state assassinate. Non posso specificare la data esatta, ma era verso la fine di luglio dell’anno scorso. So di sicuro che probabilmente sono sepolti nei giardini del convento in via Montelupi. A suo tempo vidi che vi portavano i cadaveri di altre persone e credo che anche loro siano stati sepolti in quel posto. Se sarà a Cracovia, venga a trovarmi; sua madre era molto coraggiosa ma ha subito ammesso di essere ebrea. La sua più grande preoccupazione era Lei, non voleva che avesse dei dispiaceri per questo motivo. Negli ultimi tempi non si sentiva molto bene. Forse di persona riuscirò a raccontarle tutto con maggior precisione.

Cordiali saluti
Mila Winiarczyk-Winiarska
Cracovia, 4.IX.1945″