“…per far rivivere una Comunità”


“Ai primi di maggio [1945] si vedeva l’indaffarato Raffaele [Cantoni] salire rapidamente le scale e lanciarsi come un bufalo per i corridoi con qualche idea urgente da realizzare; altri indaffarati collaboratori, oberati di lavoro, di confusione, di troppi problemi gravi da risolvere, si incrociavano urtandosi attraverso i simulacri di uffici.” (Giuliana, Bollettino, a. I, n. 14, aprile 1946, p. 3).
Scale, corridoi, simulacri di uffici, sono quelli di Palazzo Odescalchi, in via Unione 5 a Milano, che il CLN aveva assegnato alla Comunità come sede per i propri uffici, trasformato poi anche in ricovero per i profughi dai campi. 

Gualtiero Morpurgo, Campo di Pian San Giacomo, Cantone Grigioni, Svizzera, 1943 ca.
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Fotografico Gualtiero Morpurgo, n. inv. 223-792
Raffaele Cantoni, s.d., s.l.

Ai primi di maggio si aggira per le vie di una Milano sconvolta, quasi irriconoscibile, Gualtiero Morpurgo – appena rientrato dalla Svizzera,  appena avuta la notizia che la madre che pensava al sicuro in un rifugio sul Lago maggiore in realtà era stata arrestata e portata in carcere a Cernobbio.
L’incontro-scontro fortuito fra Morpurgo e Cantoni in piazza Duomo, “l’abbraccio stretto” fra i due, entrambi reduci dall’esilio svizzero, sembra sancire il (nuovo) inizio di tutto.

Il primo numero del Bollettino della Comunità di Milano – una decina di fogli battuti a macchina e ciclostilati datati 22 giugno 1945 – nasce, in fondo, da quell’abbraccio, dai racconti che ne seguirono, dalle necessità che si intravidero subito per far “rivivere” la Comunità degli ebrei di Milano – distrutta dai bombardamenti, dalle fughe, dagli arresti, dalle deportazioni.
Il Bollettino, ricordò infatti anni dopo Morpurgo,  “è nato, letteralmente, per far rivivere una Comunità” (cfr. Bollettino-Bet Magazine, giugno 2020, p. 10).
Oggi, il progressivo ritorno alla vita della Comunità di quei primi anni dopo la guerra, dopo la Liberazione, si può “rivivere” attraverso le pagine proprio del Bollettino del 1945, del 1946 fino a tutto il 1952, che il CDEC mette a disposizione attraverso la sua Digital Library.


Il Bollettino di quei primi anni funzionò come un “collante”, un elemento di  ricompattazione e unione dei tanti “frammenti” sparsi della Comunità – la stessa funzione che ebbero le riviste ebraiche pubblicate all’indomani dell’Emancipazione e dell’apertura dei ghetti. E questa funzione la si coglie chiaramente, mese per mese, con i dettagli sulla riapertura degli uffici, delle scuole, dei gruppi e delle associazioni – l’ADEI in testa; e poi il numero dei nuovi nati, dei matrimoni celebrati e anche dei funerali. 

Bollettino della Comunità Israelitica di Milano, a. I, n. 1, 22 giugno 1945, pp. 10-11
http://digital-library.cdec.it/cdec-web/biblioteca/bcm.html

Insieme a questi, fino al dicembre 1945, il Bollettino fornì anche gli elenchi dei sopravvissuti ai campi nazisti che giungevano via via a Milano, sia italiani che stranieri; e poi l’elenco degli italiani che i “tornati” avevano avvistati vivi, che si sapevano ancora in vita anche se ancora non erano rientrati.
Il Bollettino, con la sistematicità delle sue informazioni funge da collante – o meglio ancora, da “riempitivo” –  anche per noi che oggi della Comunità tentiamo di ricostruirne la storia – quella del dopoguerra, naturalmente – attraverso quel che è rimasto del suo archivio.  L’archivio della Comunità infatti oltre ad essere stato in buona misura distrutto dai bombardamenti (“non c’erano più archivi, gli uffici erano occupati, il tempio era distrutto, della vecchia gestione non erano rimasti più fondi. Occorreva rifare tutto”, scriveva nel suo diaro Alfredo Sarano, nei giorni del suo  rientro a Milano dopo la Liberazione ), ha subito successivamente ulteriori perdite.
Quel che ne è rimasto si trova conservato presso il CDEC: 106 faldoni ovvero 533 fra fascicoli e registri che coprono un arco cronologico che va dal 1840 al 1996. Tutto il periodo pre-1945 è fortemente lacunoso e per una ricostruzione di quel periodo rimane essenziale consultare anche quanto è conservato presso gli archivi del Centro Bibliografico Tullia Zevi di Roma; per gli anni successivi al 1945, quel che le carte d’archivio non rivelano, si può tentare di ricostruirlo attraverso le cronache, spesso minuziose, riportate dal Bollettino nelle pagine “Cronaca di Milano ebraica”.
Questo imponente archivio, presente al CDEC dalla seconda metà degli anni ’90, è stato finalmente riordinato e inventariato e anch’esso è ora disponibile alla consultazione degli utenti dalle pagine della Digital Library.

Anche la storia “visuale” della Comunità la si può ricostruire attraverso il Bollettino e meglio ancora attraverso il suo archivio di fotografie, depositate  anch’esse presso il CDEC. Questo fondo fotografico, composto il larga misura da Raoul Elia, comprende le fotografie – pubblicate e no – raccolte per corredare e documentare gli articoli del Bollettino a partire dagli anni ’60 – le scuole di via Eupili e il passaggio alla nuova scuola intitolata a Sally Mayer in via Soderini, sono forse gli esempi più suggestivi della ricostruzione ma anche della nuova “formulazione” del Bollettino, composto non più solo di fogli fittamente scritti, ma anche di cronache visive degli eventi riguardanti sia la Comunità di Milano sia la vita in Israele.
Prima degli anni ’60 la documentazione fotografica forse più ampia pubblicata dal Bollettino risale al giugno 1952, in occasione della posa della prima pietra del tempio di via Guastalla, riprogettato dall’architetto Eugenio Gentili Tedeschi dopo la distruzione provocata dai bombardamenti del 1943. Le fotografie del Tempio distrutto e poi ricostruito, appartengono ad una diversa collezione dell’Archivio CDEC, ma sono egualmente catalogate e visibili online.

Come ulteriore documentazione visiva di quei primi anni della ricostruzione, ci fa piacere pubblicare qui, in anteprima, un filmato assai prezioso, che abbiamo ricevuto da Micael Zeller per il progetto “Mi ricordo“: alcune scene girate da Miriam Sacerdoti Zeller nell’aula magna di via Eupili nei primi anni ’50. Fra i ragazzi della scuola e gli ospiti, si intravedono i rabbini Ermanno Friedenthal e David Schaumann e il presidente della Comunità Sally Mayer.

Aula magna di via Eupili, inizio anni ’50.
Filmato girato da Miriam Sacerdoti Zeller.
Archivio Fondazione CDEC, progetto “Mi Ricordo”.


Il Bollettino, le sue cronache e le sue fotografie; l’inventario delle carte della Comunità di Milano; i luoghi, le persone, le associazioni che hanno animato la Comunità dall’aprile del 1945… tutto questo insieme costituisce il contributo del CDEC per i 75 anni del Bollettino e per i 75 anni della Comunità, rinata e ricostruita, pezzo per pezzo, dopo la Liberazione.

Tale contributo è stato realizzato e portato a conclusione da Alessandra Borgese (digitalizzazione e pubblicazione Bollettino), Paola Cipolla (Inventario Archivio Comunità ebraica di Milano), Daniela Scala e Debora Finocchiaro (digitalizzazione catalogazione e pubblicazione collezione fotografica Bollettino della Comunità ebraica di Milano) nei mesi difficili dell’isolamento e del blocco forzato degli uffici del CDEC imposti dall’emergenza sanitaria del Covid19.