Sulla nostra Digital Library abbiamo pubblicato gli inventari di due nuovi fondi, da ora in avanti disponibili per la consultazione degli utenti. Si tratta del fondo Teo Ducci e del fondo Guelfo Zamboni.
Di seguito, trovate una breve descrizione di ciascun fondo e il link alla Digital Library con la descrizione completa.
Teo Ducci nasce a Budapest nel 1913. All’età di tre anni si trasferisce con la famiglia ad Abbazia, dove diventa cittadino Italiano dopo che la città passa sotto l’amministrazione italiana. Durante il periodo scolastico, il cognome Deutsch viene italianizzato in Ducci. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938 e l’armistizio dell’8 settembre 1943, la famiglia Ducci si trova sfollata prima a Bassano Del Grappa, poi a Venezia e infine a Firenze. Bloccata nel capoluogo toscano, vive in clandestinità fino al 10 febbraio 1944, quando viene arrestata e portata al carcere delle Murate. Trasferita in treno al campo di Fossoli, la mattina del 5 aprile 1944 la famiglia Ducci viene deportata ad Auschwitz. Teo Ducci, liberato il 5 maggio 1945, è l’unico sopravvissuto della sua famiglia. Nel dopoguerra, Teo Ducci si dedica con impegno alla ricerca dei deportati, alla conferma dei decessi, alla richiesta di indennizzi per la deportazione e alla testimonianza nei processi ai criminali nazisti.
Il fondo raccoglie documenti che testimoniano l’attività di Teo Ducci e la storia della sua famiglia. È composto da manoscritti, dattiloscritti e documentazione varia relativa alla sua vita, professione e attività. Conserva corrispondenza, documenti d’identità, licenze professionali, documenti militari, diplomi, tessere e fotografie: documenti che offrono una preziosa testimonianza della vita di una famiglia di ebrei ungheresi dalla metà dell’Ottocento fino alla prima guerra mondiale. Sul tema della Shoah, di significativa importanza le carte relative all’impegno profuso da Teo Ducci nel ricercare informazioni sui familiari, richiedere indennizzi per la deportazione e fornire testimonianza nei processi ai criminali nazisti.
Nel fondo è presente documentazione fotografica che sarà pubblicata a breve.
Guelfo Zamboni nasce nel 1897 a Santa Sofia, in provincia di Forlì-Cesena. Nel 1925 vince il concorso che lo proietta nella carriera diplomatica: è vice console e console in diverse città, tra cui Tirana, Helsinki, Varsavia e Berlino, dove diventa collaboratore del diplomatico italiano Bernardo Attolico. Come console a Salonicco, Zamboni salva dalla persecuzione nazista almeno 350 ebrei, gesto per cui nel 1992 riceve una lettera di ringraziamento ufficiale da Yad Vashem. Nel dopoguerra è Consigliere d’Ambasciata a Mosca, dove vive il clima della Guerra Fredda e trascorre una vita fatta anche di ricevimenti, rapporti amorosi e normali relazioni sociali.
Il fondo raccoglie carte che documentano la carriera politico-diplomatica di Guelfo Zamboni. Particolarmente significativa è la corrispondenza conservata nei fascicoli delle sue missioni diplomatiche, che include telegrammi e messaggi di importanti personalità politiche che hanno segnato l’Europa nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Ma, di Guelfo Zamboni, degna di nota è soprattutto la missione a Salonicco, dove, in qualità di console, si è distinto per l’opera a favore dei cittadini ebrei italiani e greci. Di essa, il fondo conserva i “Notiziari” e i “Notiziari sulla questione ebraica”, che trattano temi come fucilazioni e rappresaglie, affondamenti di piroscafi e motovelieri, mercato alimentare e delle merci, misure e provvedimenti contro gli ebrei. Inoltre, il fondo contiene i rapporti informativi giornalieri della sua missione a Mosca e documenta il suo singolare rapporto con la contessa polacca Ottavia Maria Wielopolska, arrestata in Germania con l’accusa di spionaggio.
Nel fondo è presente documentazione fotografica che sarà pubblicata a breve. Un ringraziamento particolare a Michele Sarfatti per aver seguito con cura l’acquisizione di questi importanti e interessanti documenti storici.