La partecipazione degli ebrei alla Resistenza

Dal 15 dicembre 2020 è disponibile il nuovo portale internet “Partigiani d’Italia“, che raccoglie e valorizza le schede nominative relative alle richieste di riconoscimento delle qualifiche partigiane conservate nel fondo Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (Ricompart) presso l’Archivio Centrale dello Stato.

In questa occasione, la Fondazione CDEC propone un focus sulla partecipazione degli ebrei alla Resistenza con la pubblicazione di materiali fotografici del nostro archivio e alcune considerazioni e anticipazioni della nostra responsabile per la ricerca storica Liliana Picciotto, impegnata in ricerche sul tema.

Di seguito pubblichiamo alcune foto dal Fondo “Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945” dove sono disponibili documenti degli oppositori al regime fascista prima dell’8 settembre 1943 e dei partigiani della Resistenza, in particolare ebraica.

Durante il suo intervento all’evento di presentazione del portale, Liliana Picciotto ha anticipato alcuni importanti elementi della sua ricerca sulla partecipazione degli ebrei alla Resistenza.

La sua prima constatazione ha puntualizzato che la resistenza ebraica nei vari Paesi sotto occupazione tedesca è stata molto varia, con caratteristiche che assomigliavano molto di più alla situazione geopolitica locale , piuttosto che alla tradizione o all’educazione ebraica.  Per alcuni Paesi in cui la partecipazione fu massiccia e di gruppo, come in Jugoslavia o in Francia, dove c’erano interi raggruppamenti fatti esclusivamente da ebrei, si può senz’altro parlare di “Resistenza ebraica”, mentre in Italia si può parlare di partecipazione degli ebrei alla resistenza a livello di singoli. Ciò innanzitutto a causa del numero, obiettivamente esiguo, di cittadini ebrei in Italia.

La Dottoressa Picciotto ha poi sottolineato la straordinaria occasione che il Fondo Ricompart offre in merito alla conoscenza dei dati. Grazie a questo strumento è possibile consultare lo schedario  per cercare di trarre da esso i nominativi che, per semplice assonanza onomastica, sembrano appartenere a cittadini ebrei. La ricerca procederà con il confronto del nuovo data base asseverato, con il cospicuo e prezioso fondo archivistico Antifascisti e Partigiani Ebrei già presente e disponibile presso la la Fondazione CDEC.

In questa fase della ricerca, Picciotto ha notato alcuni elementi caratterizzanti che emergono dalla letteratura: ad esempio, moltissimi partigiani erano figli di matrimonio misto, in questo caso, solo un genitore era ebreo e se era la madre ad esserlo, il figlio aveva il cognome del padre. Un’altra constatazione, al momento ancora solo impressionistica, è che se in termini assoluti il numero degli ebrei partecipanti alla resistenza non fu alto, fu invece altissimo in proporzione al numero dei componenti le comunità ebraiche, che erano allora tra 39.000 e 40.000 persone. I partigiani più numerosi furono quelli Piemontesi 96.542, e nella stessa regione si concentrò il nucleo di partigiani ebrei più consistente.

Un altro dato interessante che emerge chiaramente è l’età dei partigiani ebrei: avevano in media tra 27 e 37 anni ed erano dunque molto più maturi dei loro compagni. Questo dato è probabilmente legato alle ragioni della scelta partigiana che tra i giovani è stata spesso determinata dal rifiuto di sottoporsi alla leva della Repubblica Sociale Italiana, movente non valido per la gioventù ebraica.  Un altro dato da sottolineare è che, nell’Italia centrale, molti partigiani ebrei non erano italiani, ma stranieri: evidentemente si trattava di ex internati in campi di internamento, o confinati in condizione di libero internamento. Un ultimo fatto straordinario sono le decine di casi di partigiani fratelli fra loro o cugini fra loro.

Nel giro di un anno, collezionando le tre principali fonti: RICOMPART, Censimento fascista, Fondo archivistico Antifascisti e partigiani ebrei, avremo costituito un data base consolidato, con i dati essenziali, da poter alimentare con nuove informazioni e annotazioni provenienti dallo studio di altre fonti: libri, documenti, fotografie, ritagli di stampa, testimonianze, diari, interrogazioni dirette.