L’ultimo decennio del Novecento segnò una vigorosa ripresa degli studi scientifici sulla politica antiebraica del fascismo grazie alle fondamentali opere di Michele Sarfatti, che nel 2002 divenne direttore della Fondazione CDEC.
Nel 2004, intanto, assumeva la carica di presidente, l’avvocato milanese Giorgio Sacerdoti che avvicinò sensibilmente l’ente alla rappresentanza ufficiale dell’ebraismo italiano, l’UCEI, e a una solida rete di contatti internazionali.
Il nuovo millennio segnò anche l’avvio di nuove iniziative e progetti che andavano ad allargare gli orizzonti di ricerca e documentazione del CDEC, che non era più solo un centro di studio sulla Shoah ma estendeva l’ambito di interesse alla storia, la cultura e la realtà degli ebrei in Italia anche in altri momenti storici. Così ad esempio, nei primi anni duemila, grazie a un’idea di Liliana Picciotto e al grande lavoro di Paola Mortara, responsabile del progetto, e della sua squadra di volontari, nacque l’Archivio fotografico con l’intento di raccogliere e documentare momenti di vita ebraica in Italia durante tutto l’arco del novecento.
Partendo da vari nuclei di fotografie già presenti in Archivio (fondo Israel Kalk, fondo Massimo Adolfo Vitale), fu organizzata una vera e propria campagna di raccolta con l’obiettivo di creare nuovi fondi di valore storico e di costume.
Scriveva Liliana Picciotto in un articolo sul Bollettino della comunità ebraica nel 2002:
«La Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), ha intenzione di dar vita ad un nuovo ambizioso progetto di raccolta di immagini ebraiche del Novecento per poter formare, attorno ad un nucleo di fotografie già esistenti, un grande archivio fotografico da catalogare, descrivere, digitalizzare in computer e mettere a disposizione del pubblico di studiosi e di amatori».
In risposta alla campagna e al meticoloso lavoro dei volontari, furono donate migliaia di foto di privati appartenenti a diverse epoche storiche, che permisero di creare una grande collezione dedicata alle famiglie ebraiche italiane. Grazie a questo grande impegno e a progetti collaterali, quali concorsi fotografici e pubblicazioni su riviste, l’Archivio fotografico raggiunse una considerevole rilevanza, tanto da suscitare l’interesse non solo dei singoli, ma anche delle istituzioni, che individuarono il CDEC come degno depositario dei propri materiali d’archivio.
Così, ad esempio, il Bollettino della comunità ebraica di Milano nel 2015 consegnò l’archivio editoriale delle fotografie pubblicate sulla rivista fino a quel momento, centinaia di meravigliosi scatti che documentavano la vita ebraica italiana nei suoi molteplici aspetti. Per organizzare e catalogare appositamente questo enorme patrimonio, che sin dagli inizi venne catalogato anche in forma digitale, furono adottati sistemi informatici avanzati e nel 2010 la storica della fotografia Daniela Scala divenne responsabile scientifica del progetto.
Due esempi di foto dell’ archivio editoriale delle fotografie del Bollettino della comunità ebraica di Milano
Negli anni il materiale raccolto ha permesso di organizzare diverse mostre fotografiche, a partire dalla mostra sulle Donne ebree dell’Italia unita, fino a Ebrei per l’Italia 1915 | 1918, entrambe riproposte in varie sedi in diverse città italiane. Ad oggi, con un patrimonio di circa 50.000 documenti, l’Archivio fotografico rappresenta un progetto unico nel suo genere che si è dimostrato fondamentale per integrare contenuti scritti non solo del CDEC, ma di numerose altre istituzioni e centri di ricerca. Allo stesso tempo prosegue il lavoro di raccolta, catalogazione e studio di fotografie che restituiscono una testimonianza visiva della vita ebraica in Italia, per gran parte consultabile in forma digitale sulla fototeca della Digital Library.
Alcune tra le prime foto donate all’Archivio fotografico del CDEC